La chiesa di San Pietro si trova nel cuore di Felizzano a pochi passi dal Palazzo di Città e dalla bellissima torre dei Cova.
Già chiesa parrocchiale San Pietro è documentata sin dal 1195 ed è stata ampiamente rifatta negli anni ottanta del Seicento. Tuttavia, non é da escludere un precedente intervento edilizio durante il secolo XVI, come potrebbe suggerire il pavimento in cotto emerso dai restauri in corso (Gian Domenico Serralunga).
L’attuale configurazione è il frutto di mutazioni e cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli, la facciata venne ricostruita in stile neogotico negli anni 1928-32, in sostituzione della precedente seicentesca.
La pianta dell’edificio è caratterizzata da una navata centrale scandita su ogni lato da cinque piccole cappelle e termina con un ampio presbiterio a terminazione curvilinea. L’accesso alla chiesa avviene attraverso una pregevole bussola di ingresso in legno al di sopra della quale è conservato l’organo a canne. Le cappelle della navata centrale, di ridotte dimensioni e quasi tutte con piccola volta a vela, prima dell’ultimo restauro (2019) si presentavano molto rimaneggiate, in alcuni casi anche in maniera irreversibile.
Il distacco tra la navata centrale e la zona presbiteriale (che sui due lati consente l’accesso a locali sussidiari pertinenziali) è segnato da una bella balaustra in marmo. L’intera zona presbiteriale è impreziosita dalla presenza di un coro ligneo di buona fattura, ancora ben conservato al centro del quale è posizionato l’altare maggiore in marmo. La parte superiore delle pareti del presbiterio accoglie cinque tele che sono state oggetto di un recente restauro curato dal laboratorio di Nicola di Aramengo1, tra queste la preziosa tela seicentesca “Intercessione di San Francesco” attribuita a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo.
Gli apparati decorativi pittorici e plastici delle pareti della navata centrale e delle volte della navata e del presbiterio sono stati oggetto di un importante intervento di restauro conservativo ultimato nell’aprile 2017.
L’esterno della chiesa presenta il paramento murario in mattoni completamente a vista con tessitura piuttosto regolare. La facciata principale, quella su Piazza San Pietro, è a capanna con copertura a due spioventi e la larghezza della navata centrale è segnata in facciata dai due alti salienti che terminano superiormente con due bassorilievi in pietra e inferiormente si raccordano alle due maniche laterali (profonde tanto quanto le cappelle interne ed alte tanto quanto il protiro di facciata), anch’esse con paramento murario a vista e trifore cieche nella parte alta.
La parte sommitale della facciata presenta una fine decorazione a losanghe e sulla copertura con manto in coppi, in corrispondenza del colmo e delle due falde, svettano tre guglie con banderuole segnavento. Il centro della facciata è caratterizzato dalla presenza dell’ampio rosone finemente decorato e finestrato, la cui realizzazione è riconducibile all’ultimo intervento di restauro2.
Sulla destra della facciata spicca il grande campanile, dotato di cinque campane, ricostruito intorno alla prima metà del Settecento che è stato oggetto di un importante restauro terminato nel giugno 2019.
La parte bassa della facciata racchiude tra le due alte monofore, inquadrate da una spessa modanatura curvilinea in cotto, il protiro (anch’esso realizzato ex-novo insieme alle due monofore e al rosone) che protegge il portale e il portone di ingresso, al di sopra del quale sono conservati piccoli soggetti scultorei (due putti e una natività).
L’ultimo recente intervento di riqualificazione che ha interessato la piazza della Chiesa ha comportato la posa di una nuova pavimentazione in porfido, l’inserimento del cancello e – al centro della piazza – di una piccola statua della Madonna, in marmo bianco di Carrara, issata su una colonnina in mattoni.
Il restauro degli apparati decorativi terminato nel 2017
[di Gian Domenico Serralunga]
Pregevole è il patrimonio d’arte custodito al suo interno. Nelle opere restaurate fra il 2002 ed il 2012, alcune meritano di essere segnalate. La bella tela dell’Intercessione di San Francesco (secon-do decennio sec. XVII), attribuita al Moncalvo, proveniente dallo scomparso convento francescano di Santa Maria degli Angeli. La notevole pala, in coro, della Consegna delle chiavi a Pietro, opera di Giorgio Alberini, firmata e datata 1620.
La tela della Madonna del Carmine (1624 circa), dipinta e firmata da Pietro Paolo Buffa, nipote dell’Alberini. Un prezioso stendardo processionale della Madonna del Carmine (secondo quarto sec. XVII), di botteghe lombarda e piemontese.
Vanno, poi, menzionate due belle statue lignee, dorate e dipinte, della Madonna Addolorata e della Madonna del Carmelo (ante 1760). Tra gli altari, spicca quello di San Bernardo Abate, già dell’omo-nima confraternita di “Battuti”, con gradi lignei e mensa marmorea policroma (1752) dovuta ai Pelagatta, noti marmorini originari di Viggiù, allora con bottega in Alessandria, ai quali si deve pure l’altare di Santo Stefano, nella chiesa di San Michele (1749) e, forse, quello della chiesa di Santa Maria della fonte (1754).
Pregevole il pulpito ligneo che reca incisi il nome del donatore e l’anno di fabbrica: “GIO.GIACOMO CARBONAZZI – MDCLXXXV” (1685). E un bel Crocefisso ligneo, dorato e di vetriata , nel presbiterio, di produzione siro-egiziana, provenienti dall’area mediorientale, data-bili tra la fine del Trecento ed il 1425 circa.
Note
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Il progetto di restauro ha interessato complessivamente ventisei tele appartenenti alle Chiese di San Michele e di San Pietro a Felizzano. L’intervento è stato eseguito sotto l’Alta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza per i Beni storici artistici del Piemonte, con il contributo della Compagnia di San Paolo, delle Fondazioni Crt e Cral, del Ministero per i Beni e le Attività culturali, della Regione Piemonte, del Comune e della Parrocchia di Felizzano.
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La realizzazione del rosone, come pure quella delle due monofore, ha comportato la creazione di un ampio varco sulla muratura leggibili anche nella diversa coloritura dei mattoni impiegati per la ricucitura.